Può il dialetto essere nodo di congiunzione tra un presente di “generazioni connesse” ed un passato di generazioni “di vicoli e scivolarelle”? I ragazzi delle seconde della scuola secondaria di primo grado dell’I.C. San Tommaso d’Aquino, dopo aver incontrato la scrittrice Alba Marteddu non hanno più dubbi. La lingua dei nonni è scrigno dal quale attingere ad un passato di cui è necessario e doveroso serbare memoria. Sabato 16 novembre, presso la libreria Eureka, all’interno dell’iniziativa nazionale “Io leggo perché” – curata dalla professoressa Roberta Fania- l’incontro con l’autrice Alba Marteddu ha saputo “far rivivere” una Priverno post bellica certamente provata dalla guerra ma capace di rimboccarsi le maniche e tenere duro. La scrittrice Alba Marteddu, nella vita avvocato e coautrice del
libro “A chi stongo appresso”, ha saputo regalare ai ragazzi presenti “perle” di un vivere autobiografico con una verve ed un’empatia accattivanti, senza trascurare la necessità di non dimenticare le origini, radici solide attraverso le quali protendere ali verso il futuro. Ed ecco dai suoi racconti apparire la bottega del suo papà, la zia del vicolo che la mandava a fare “i commanni”, i giochi a chiapparella e scivolarella, le scorribande, anche pericolose, tra i luoghi bombardati, le anziane dei vicoli che tessevano e raccontavano, la fila dal medico, con quella domanda tipica dell’ultimo arrivato “a chi stongo appresso” che è titolo della sua opera e metafora alle giovani generazioni che “vengono appresso” a tutti questi racconti. L’incontro con Alba Marteddu è stato anche momento di narrazione
musicale, oltre che linguistica, con l’ascolto di canti e musiche della tradizione lirico-poetica di Priverno e in generale dei Monti Lepini, tratti da un ricco repertorio di ricerca dell’etnomusicologo prof. Di Fazio Emilio e selezionati per l’evento dalla prof.ssa Vania Marteddu. Ponendo lo sguardo sempre al passato, sono state proposte esecuzioni di musicisti “artigiani” di Piperno: dalla Ballarella eseguita con gli strumenti effimeri di Deodato Lauretti e Massimo Lombardi all’esecuzione di Francesco Aresu al violino e Pietro Di Legge alla chitarra.
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